Venerdì scorso, 29 settembre, grazie ad un iniziativa organizzata dal mio collaboratore Luca Piermartiri, ho avuto la possibilità di ascoltare una storia fatta di tanto coraggio e di lotta, la storia di Yvan Sagnet che dal Camerun arriva in Italia con la speranza di chi vede nel nostro Paese una luce di riscatto e di crescita.
Yvan che nel 1990 aveva 5 anni scopre l’Italia. È una storia d’amore che parte dal calcio. Yvan è nato Douala, in Camerun, nel 1985 e nel 1990, come molti bambini camerunensi, vive la cavalcata trionfale dei Leoni d’Africa nel mondiale, dalla prima partita con l’Argentina di Maradona fino ai quarti di finale contro l’Inghilterra.
1. Napoli, domenica primo luglio. Ancora oggi chi c’era ricorda i tifosi del Camerun, coloratissimi, sportivi e con l’espressione di chi non poteva credere a ciò che stava accadendo.
Yvan Sagnet: “il Camerun era la prima squadra africana a raggiungere i quarti di finale in Coppa del Mondo. E a Napoli, dove si svolse la partita, il Camerun era in vantaggio per 2-1 fino a otto minuti dal termine dei tempi regolamentari. Poi il primo rigore all’Inghilterra, i supplementari, il secondo rigore e la sconfitta. Quella partita mi ha cambiato la vita.”
Dal calcio allo studio. Yvan impara l’italiano e con un visto-studio si iscrive all’Università di Torino perché vuole diventare ingegnere. Ma le borse di studio non bastano, così alcuni amici gli dicono che al Sud si può andare a lavorare per la raccolta del pomodoro perché serve manodopera. Così Yvan decide di trasferirsi nelle campagne salentine, a Nardò, dove sa di una masseria che accoglie i braccianti che fanno la stagione, togliendoli dalla strada, dove spesso dormono accampati sotto gli alberi, dentro case di cartone, senza acqua né corrente elettrica. Eppure anche alla Masseria Boncuri, nonostante l’impegno di tante associazioni di volontariato, la legge dei caporali resta forte. Yvan conosce così il lato più buio e becero di quell’Italia che tanto ammirava ed amava.
Un ragazzo come tanti, Yvan, ma con la tenacia di chi vuole scontrarsi contro un sistema corrotto e schiavista, il sistema del caporalato.
2. Yvan, la tua esperienza è un esempio per chi non deve mollare mai, anche se si trova difronte ad un sistema, come quello del caporalato, così radicato e difficile da estirpare. Come è iniziato tutto?
Yvan Sagnet: “Appena arrivati, i caporali requisiscono i documenti ai braccianti e li usano per procurarsi altra mano d’opera, altri immigrati, ma clandestini. Il rischio che i documenti vadano persi è altissimo e quando accade i braccianti diventano schiavi. Le condizioni di lavoro sono agghiaccianti: diciotto ore consecutive, di cui molte sotto il sole cocente. Chi sviene non è assistito e se vuole raggiungere l’ospedale deve pagare il trasporto ai caporali. Il guadagno è di appena 3,5 euro a cassone, un cassone è da tre quintali e per riempirlo ci vuole molto tempo, ore. I braccianti in genere strappano le piante alla radice per batterle sulle cassette così che i pomodori cadono tutti. Ma quel giorno il caporale impone un altro metodo. Servono pomodori da vendere ai supermercati per le insalate, quindi devono essere presi e selezionati uno a uno. Si tratta di riempire gli stessi cassoni di sempre, ma selezionare i pomodori significa raddoppiare la fatica. Il caporale impone tutto questo lavoro allo stesso prezzo: Io e gli altri braccianti non abbiamo più niente da perdere, inizia così la rivolta e Masseria Boncuri ne diventerà il simbolo nella lotta contro il caporalato.”
2. Parliamo ora del Camerun e del rischio che Boko Haram possa radicarsi. In molti temono che il gruppo terroristico stia piantando solide basi in Camerun.
Yvan Sagnet: “L’epicentro del gruppo terroristico è in Nigeria, ma lo stesso, vuole estendere il suo potere fuori dai suoi confini. La Nigeria ha fatto un errore grave sin dall’inizio, ha pensato di combattere da sola il fenomeno ottenendo così scarsi risultati; solo dopo ha chiesto aiuto all’Unione Africana. Ed ora la situazione non è facile da gestire. Quello che ha fatto il governo del Camerun non è sufficiente, dovrebbe adottare misure più restrittive per arginare il pericolo di radicalizzazione. Boko Haram agisce in contesti regionali, cercando in tutti i modi di applicare, nelle sue zone di influenza, la legge della Sharia. Il Camerun, ma come tutti i Paesi africani, proprio per questo dovrebbe attuare un processo di sensibilizzazione della popolazione per arginare il pericolo.”
3. L’Italia è lasciata sola a gestire il flusso di migranti proveniente da alcuni paesi dall’Africa e sopratutto dalla Siria. Persone che, tramite i trafficanti di esseri umani, attraversano il mare affrontando viaggi disumani e pericolosi per arrivare sulle coste italiane. L’Italia da sola ha fatto tanto sopratutto con l’operazione Mare Nostrum. Ma questa situazione così delicata ha fatto venir fuori un’Unione Europea così restia all’accoglienza, eppure la stessa dovrebbe avere un ruolo centrale e di primo piano nella risoluzione di questo fenomeno. A cavalcare l’onda in tutto questo sono gli estremisti di destra con il loro “aiutiamoli a casa loro”, quanto fa male questa frase?
Yvan Sagnet: L’Unione Europea non vuole affrontare la sua centralità. La questione migranti è una questione strutturale non di certo emergenziale. Non è sufficiente parlare solo di sicurezza: non basta applicare politiche di respingimento ma bisogna intervenire sulle cause e sugli effetti. L’Africa chiede una sola cosa: che le multinazionali vadano via dal suo territorio. I paesi africani sono pieni di risorse che arricchiscono solo le multinazionali impoverendo sempre di più la popolazione; siamo di fronte ad un neo-colonialismo. Serve più sovranità economica e più sovranità politica, solo così l’Africa riuscirà a crescere e a garantire un futuro alle sue generazioni. Altro problema è il debito pubblico: Il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale tengono sotto scacco i Paesi africani; è un debito ingiusto, immorale frutto di un debito concepito e alimentato dalle strutture delle ex potenze coloniali. I tassi di interesse sono sempre più alti e non è possibile far fronte a tutto questo, è tanto necessario quanto giusto l’annullamento del debito, solo così sarà possibile ripartire.
Anna Morrone
Per approfondire:
“Ama il tuo sogno. Vita e rivolta nella terra dell’oro rosso” di Yvan Sagnet
“Ghetto Italia. I braccianti stranieri tra caporalato e sfruttamento” di Yvan Sagnet e Leonardo Palmisano.
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