
Non siamo di fronte ad un isolato attacco terroristico da parte di Hamas. Le parti protagoniste in questo scenario sono molteplici e le dinamiche che hanno portato a quello che è avvenuto in questi giorni hanno origini lontane.
Per una corretta analisi della situazione, è necessario ricordare cinque avvenimenti importanti:
1948 – La scadenza del mandato britannico nel 1948 fu preceduta dalla proclamazione della nascita dello Stato d’Israele.
1967 – Non accettando la formazione del nuovo Stato di Israele, intervento militare da parte di cinque Stati arabi: Egitto, Transgiordania (successivamente denominata Giordania) Iran , Libano e Siria. Al termine del conflitto furono stipulati diversi accordi armistiziali che suddivisero de facto la Palestina nelle zone controllate dai belligeranti: Israele, dopo alterne vicende, si era ulteriormente allargato estendendosi praticamente su tutta la Palestina ad eccezione della striscia di Gaza, controllata dall’Egitto, e della Cisgiordania, controllata dalla Giordania; in assenza di trattati internazionali tra le parti in causa (in assenza peraltro di reciproco riconoscimento) le linee di demarcazione non divennero mai dei confini de jure.
1974 – Con la risoluzione n°3236 l’Assemblea generale dell’Onu riconobbe ufficialmente la possibilità al popolo palestinese del diritto di autodeterminazione conformemente alla Carta dell’Onu e riaffermò i diritti inalienabili di cui deve godere il popolo palestinese, comprensivi del diritto di autodeterminazione senza ingerenza esterna e il diritto alla indipendenza e alla sovranità nazionale. L’indipendenza dello Stato della Palestina fu proclamata nel 1988 dall’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP).
1987 – Fondata dallo sceicco Ahmad Yasin, ʿAbd al-ʿAzīz al-Rantīsī e Mahmud al-Zahar nel 1987 sotto la pressione dell’inizio della prima intifada come braccio operativo dei Fratelli Musulmani per combattere con atti di terrorismo lo Stato di Israele, Hamas ha commesso e rivendicato svariati attentati suicidi contro i civili israeliani, tra cui l’attentato di Gerusalemme del 1997, quello di Rishon LeZion del 2002 (16 vittime civili ciascuno), il massacro del bus 37 ad Haifa(17 vittime civili, la maggior parte delle quali bambini e adolescenti) e molti altri soprattutto durante la seconda intifada, provocando centinaia di vittime civili e militari. Dal 2001, ha più volte attaccato Israele con razzi, principalmente Qassam e, in misura minore, razzi per BM-21 Grad, venendo accusata da HRW di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Hamas gestisce anche ampi programmi sociali, e ha guadagnato popolarità nella società palestinese con l’istituzione di ospedali, sistemi di istruzione, biblioteche e altri servizi in tutta la Striscia di Gaza. Lo Statuto di Hamas propone il ritorno della Palestina alla sua condizione precoloniale e l’istituzione di uno Stato palestinese. La stessa Carta dichiara che “non esiste soluzione alla questione palestinese se non nel jihād”. Ciononostante nel luglio 2009 Khaled Mesh’al, capo dell’ufficio politico di stanza a Damasco, ha dichiarato che Hamas era intenzionato a cooperare con una “soluzione del conflitto Arabo-Israeliano che includesse uno stato Palestinese sui confini del 1967”, a condizione che ai rifugiati palestinesi venisse riconosciuto il diritto al ritorno in Israele e che Gerusalemme Est fosse riconosciuta come capitale del nuovo stato. (fonte: Wikipedia)
anni ’90- iniziò un periodo di dialogo reciproco tra Israele e l’Olp. L’Assemblea generale dell’Onu invitò constantemente le parti verso un processo di pace che iniziò dapprima con la conferenza di Madrid nel 1991 e poi con gli Accordi di Oslo ufficialmente definiti come “la Dichiarazione dei principi” sottoscritta a Washington il 13 settembre 1993. Gli Accordi di Oslo furono la conclusione di una serie di intese segrete e pubbliche e di negoziati condotti nel 1993 tra il governo israeliano e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (che agiva in rappresentanza del popolo palestinese) come parte di un processo di pace che mirava a risolvere il conflitto arabo-israeliano.
OGGI.
E’ alquanto difficile, quanto impossibile ridurre quello che è avvenuto sulla striscia di Gaza ad una mera questione tra territori confinanti. La “mal digerita” costituzione dello Stato di Israele è stata anche frutto della lassiva gestione, in quell’area, da parte dei britannici (il mandato britannico della Palestina detta anche Palestina mandataria fu un’istituzione storica che permise al Regno Unito di governare su quel territorio tra il 1920 e il 1948, dopo la sconfitta dell’Impero ottomano nella Grande Guerra). Questo ha portato i vari paesi arabi a vedere la costituzione dello Stato di Israele come un sopruso territoriale da parte delle forze occidentali e non solo. Tenendo conto di questo dato storico, possiamo capire come nel corso degli anni il medioriente sia stato terreno di interessi e dispute da parte di due principali attori, Russia e Usa. Una guerra “nascosta” a latere se così si può dire tra questi due schieramenti che hanno reso quei luoghi una polveriera (a vantaggio dell’uno o dell’altro schieramento), alimentando così lo scontro per propri centri di interesse (vedi destabilizzazione della Siria, storico alleato russo a vantaggio americano). Questa situazione porta inevitabilmente all’impossibilità di un accordo di pace. La Russia non ha interesse ad una risoluzione, perderebbe la possibilità di destabilizzare il medioriente a suo vantaggio (l’obiettivo di Putin è quello di ricostituire i vecchi confini sovietici e di conseguenza la sua forte influenza a livello globale, una risoluzione del conflitto arabo-israeliano porterebbe alla perdita di quella capacità di controllare quei territori; non nego che, a parer mio, potrebbe esserci un collegamento tra la guerra in Ucraina e l’attacco di Hamas nei confronti di Israele). La Turchia molto vicina ai fratelli musulmani finanzia da sempre Hamas. Il riavvicinamento tra i Sauditi e Israele ha messo in allerta Erdogan e gli altri paesi arabi. Le discussioni intorno a un possibile accordo per normalizzare le relazioni tra Arabia Saudita e Israele vanno avanti da mesi ed hanno al centro anche la risoluzione della questione palestinese. L’Iran ha dichiarato apertamente in passato che ha come obiettivo distruggere lo Stato di Israele, perché non ha ragione di esistere (il sopruso territoriale di cui parlavo sopra). Gli Stati Uniti in quei territori hanno come unico alleato Israele, non possono perdere quest’appoggio.
In tutto questo bisogna sottolineare che questo conflitto, mai sopito, è stato alimentato da due fattori principali:
- Come accennato sopra, dopo il conflitto del 1948 scoppiarono nuove guerre tra Israele e gli Stati arabi. La più importante, conosciuta come Guerra dei sei giorni, ebbe luogo nel 1967. Israele sconfisse l’Egitto, la Siria e la Giordania, occupando una parte dei loro territori: Gerusalemme Est e la Cisgiordania (cioè il territorio a ovest del fiume Giordano, noto anche come West Bank), appartenenti alla Giordania; la Striscia di Gaza e la Penisola del Sinai, facenti parte dell’Egitto; il Golan, appartenente alla Siria. Pochi anni dopo, nei territori occupati iniziò la costruzione di insediamenti israeliani, che nel corso degli anni sono diventati sempre più numerosi alimentando lo scontento e il sopruso territoriale.
- Dall’altra, Hamas non è la Palestina! Hamas è un nucleo terroristico che non parla in nome e per conto dell’Autorità Palestinese. I continui attacchi sulla striscia di Gaza allontano sempre di più la possibilità di un accordo tra le parti.
Come più volte ribadito, innanzitutto è necessaria la creazione di uno Stato per il popolo palestinese e il riconoscimento da parte di quest’ultimo dello Stato israeliano, in secondo luogo la ridefinizione dei confini tra detti Stati in comune accordo e nel rispetto del diritto internazionale.
Indipendentemente dalle soluzioni giuridiche e dalla definizione dei confini, il vero problema è la coesistenza tra i popoli. Finchè non ci sarà la volontà di coesistere e di accettarsi reciprocamente non potrà esserci una soluzione definitiva a questo ormai logorante conflitto.
Anna Morrone
