
Siamo arrivati a Giugno e come ormai è noto da tempo questo mese rappresenta il Pride.
Il pride, famosissimo in tutto il mondo per i suoi colori, le sue musiche e l’energia profonda di tutta la comunità LGBTQ+.
Ma perché si festeggia?
Spesso chi etichetta questa manifestazione come un “carnevale” non conosce minimamente la storia che c’è dietro.
La storia del pride nasce negli anni 60 negli Stati Uniti d’America quando frequentemente gli omosessuali subivano aggressioni o arresti da parte delle forze dell’ordine.
A fronte di queste aggressioni la comunità gay decise di scendere in piazza per rivendicare i propri diritti e per urlare, finalmente, che loro esistevano e avevano il diritto di esserci senza più nascondersi.
Esiste uno slogan famosissimo che divenne simbolo di queste proteste: “Say it clear, say it loud. Gay is good, gay is proud.” (Dillo in modo chiaro, e urlalo. Essere gay è giusto, essere gay è motivo d’orgoglio).
Da qui, ogni anno, vennero organizzati gay pride in tutto il mondo.
A volte diamo quasi per scontate queste manifestazioni che invece portano con sé tanti problemi che spesso vengono celati come discriminazioni, pregiudizi e violenze.
Proprio per questi motivi è importantissimo partecipare ed essere attivi nei gay pride che sistematicamente vengono organizzati nel nostro Paese.
Ed è proprio dell’Italia che occorre parlare perché, a differenza di altri paesi europei, si trova ancora molto indietro per quanto concerne i diritti civili.
Basti pensare che l’Italia si trova al 34esimo posto in Europa per difesa e garanzia dei diritti civili.
Il rapporto in questione monitora le leggi che garantiscono sull’uguaglianza in ambiti quali lavoro, scuola e salute, la famiglia, i crimini d’odio, l’autodeterminazione di genere, l’integrità dei corpi, gli spazi per la società civile, il diritto d’asilo. Non c’è da stupirsi di questo risultato negativo, già preannunciato da passi indietro quali la tagliola contro il Ddl Zan del 2021 fino al più recente attacco alle famiglie arcobaleno.
L’Italia, addirittura, resta indietro anche rispetto all’Ungheria, che almeno sulla carta ha una legge sui crimini d’odio omotransfobici, nonostante i tentativi di Orban di censurare i temi legati alla sessualità nelle scuole.
E quindi in Italia quali tutele abbiamo nei confronti della comunità Lgbtq+?
Le uniche garanzie presenti nel nostro Paese si riassumono in queste: la normativa sul lavoro del 2003, che menziona solo l’orientamento sessuale; la legge Cirinnà del 2016, senza la stepchild adoption; la legge per la riattribuzione del sesso datata 1982, ormai obsoleta per l’autodeterminazione delle persone transgender; la sentenza della Corte Costituzionale del 2015, che rimuove solamente l’obbligo di interventi chirurgici per la rettifica del sesso anagrafico.
L’ultimo attacco fatto nei confronti delle famiglie arcobaleno testimonia il difficile momento storico che sta attraversando il nostro Paese per quanto riguarda i diritti civili.
Non voler riconoscere e trascrivere la nascita dei figli nati da coppie omogenitoriali porta ad una forte discriminazione in primis dei bambini stessi e in secondo piano (ma non per importanza) delle famiglie stesse.
Lo stesso deputato e membro della Segreteria nazionale del Pd con delega ai diritti, Alessandro Zan, era intervenuto in merito:
“La Presidente della Corte Costituzionale Sciarra ha ribadito la centralità di tutelare i diritti dei nati, ‘punti fermi sono i diritti dei minori’. Sia di monito alla politica, tutta: è tempo di approvare una legge che tuteli fin dalla nascita i figli delle famiglie arcobaleno”.
Non possiamo che trovarci concordi su quanto ribadito dal deputato Zan, augurandoci di poter, finalmente, approvare lo stesso ddl zan che è stato affossato ingiustamente a discapito di tutte quelle persone che subiscono quotidianamente violenze e discriminazioni.
L’italia è un paese che non merita di trovarsi al 34esimo posto a livello europeo per i diritti civili.
Non lo merita perché ci sono tantissime italiane e tantissimi italiani aperti e favorevoli a qualsiasi tipo di amore, perché in fin dei conti di questo si tratta, di Amore.
È assurdo mettere veti ad un sentimento così potente che non ha mai fatto del male a nessuno.
Amatevi e amate chi volete, l’Italia non è quella dei bigotti ma è solo di chi si ama sinceramente.
Scendiamo in piazza, partecipiamo ai gay pride, facciamoci sentire!
L’amore e l’unione di tutte e tutti riusciranno a scavare anche nelle rocce più dure e chiuse.
Non è una speranza bensì una promessa.
Greta Vesprini
