La vecchia Turchia laica, la nuova Turchia più islamica

Per capire “perchè” alcuni sostengono che  la laicizzazione della Turchia stia facendo dei passi indietro con Erdogan, è necessario capire come la Turchia stessa sia arrivata ad essere moderna e laica. Bisogna partire innazitutto dal suo fondatore, Mustafa Kemal Atatürk, il primo Presidente della Turchia laica e moderna. Dopo la prima Guerra Mondiale e a seguito dell’armistizio che decise lo smembramento dell’Impero Ottomano, il territorio di quest’ultimo  venne occupato dagli alleati e dai greci.

Atatürk, militare e leader del partito popolare repubblicano, dopo aver sconfitto i greci e l’esercito del Califfo proclamò l’indipendenza della Turchia.

Nessuno immaginava che, dal 1923 in poi, Atatürk  avrebbe cambiato totalmente l’immagine della Turchia. Egli pose le fondamenta per creare uno Stato con una chiara ideologia di stampo occidentalista, nazionalista e contro il clero musulmano. Abolì il califfato, rese le organizzazioni religiose sotto il pieno controllo statale, riconobbe la parità dei sessi, venne istituito il suffragio universale, abrogò ogni norma e pena che poteva ricollegarsi alla legge islamica, promulgò un nuovo codice civile e un codice penale basato sul codice penale italiano dell’epoca, ma mantenne la pena di morte. Furono legalizzate le bevande alcoliche e depenalizzata l’omosessualità.

Per garantire il perdurare della laicità contro i possibili tentativi dei movimenti islamici, venne posto l’esercito stesso, autorizzato a colpi di stato per difendere la secolarizzazione. Nonostante la Turchia fosse rimasta prettamente conservatrice, le riforme di Atatürk la avvicinarono sensibilmente all’Europa.

Oggi, con Erdogan, si torna paradossalmente indietro.

Nel 2013 ( dopo l’insuccesso del 2008, a causa della disapprovazione della Corte Suprema) Erdogan riuscì a far approvare al Parlamento il pacchetto di riforme per una “democratizzazione” della Turchia che includeva la possibilità per le donne islamiche di rimettere il velo anche nei luoghi e uffici pubblici ( di cui Atatürk  negli anni ’20 ne era fortemente contrario).

Non sono state ancora dimenticate le immagini del pugno duro di Erdogan contro  i manifestanti, che scesero in piazza per impedire che venisse raso al suolo il parco di Gezi in piazza Taksim, e che al suo posto fosse costruito un centro commerciale e una moschea.

Repressione continua anche dei mezzi di comunicazione in opposizione alla linea politica del Presidente/ Governo, notizia recente:

Zaman, il quotidiano più diffuso del Paese, è stato posto sotto amministrazione controllata con l’accusa di complottare contro il presidente. Davanti alla redazione si sono radunati centinaia di manifestanti che le forze di sicurezza hanno disperso con gas lacrimogeni e idranti. Licenziati direttore e un giornalista.L’Ue avvisa: “Ankara rispetti libertà di stampa” ( Repubblica.it., sezione Esteri notizia del 5/03/2016).

Una Turchia più islamica ma moderna, questa è l’idea di Erdogan.

Il rafforzamento dell’alleanza con Hamas, costola palestinese della Fratellanza musulmana, ultimo brandello rimasto di quella alleanza sunnita che Erdogan aveva in progetto di costruire nella regione insieme al presidente egiziano Mohammed Morsi, rovesciato da un colpo di stato militare, insieme al Qatar, che dà asilo a Khaled Meshaal, uno dei leader politici di Hamas, lo scontro continuo con la minoranza curda e il coivolgimento per ora “velato” nella guerra civile siriana, le voci circa un sostegno economico di Erdogan all’Is  per contrastare Bashar al-Assad in Siria, tutto questo diviene assai rilevante agli occhi dell’Ue, essendo ancora in fase di negoziazione la domanda di accesso della Turchia come membro a pieno titolo nell’Unione Europea.

Dall’Accordo di Ankara del 1963 ed il suo protocollo addizionale del 1970, dove si fissarono gli obiettivi fondamentali dell’associazione tra la Comunità europea e la Turchia (il rinforzo delle relazioni commerciali ed economiche e l’instaurazione dell’Unione Doganale in tre fasi), al  2003 dove vennero messe in atto diverse misure riformiste per portare lo stato turco dentro i parametri imposti dall’Unione Europea e far entrare la Turchia come membro a pieno titolo dell’Unione, ancora oggi la Turchia non è entrata a far parte dell’Ue, tra i motivi: le ancora troppo marcate distanze culturali, la questione di Cipro e il genocidio degli armeni e dei cristiano-assiri non ancora riconosciuto dalla Turchia.

Anna Morrone

 

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